Chi sono Io?

Chi sono Io?
la via della meditazione e dell'Intensivo di Illuminazione

30 marzo 2012

Senza la conoscenza 'Io sono'

La conoscenza che siamo, la sensazione di essere, ci dà il senso di esistenza, di durata e di dimensione. Noi siamo questo corpo, limitati nello spazio e nel tempo. Identificati con esso, gioiamo e soffriamo degli eventi della vita. Siamo convinti che sopravviviamo grazie ad esso, al cibo e a tutte le cure che gli diamo.
Da dove giunge questa conoscenza? Come abbiamo saputo di essere?
Prima di questa conoscenza cosa eravamo?
Il bambino piccolo non sa di essere. Semplicemente è. Non si pone domande, non riflette su se stesso, non pensa a chi o che cosa lui è. Egli è prima di questa conoscenza. Così è anche il saggio, colui che ha realizzato se stesso. Egli è prima della conoscenza di essere. Ancora meglio: è senza la conoscenza di essere. In lui questa sensazione è svanita nel momento in cui ha realizzato la sua vera natura.
In sanscrito questo stato è chiamato visranti che significa completo riposo, rilassamento totale, assoluta quiete. Le parole visara-anti significano letteralmente 'dimentico di se stesso'.
Questo è lo stato ultimo, il più alto a cui l'uomo possa aspirare, dove la mente non esiste più, perchè mente è tutto ciò che abbiamo raccolto all'esterno, mentre il saggio è libero da ogni concetto e conosce solo se stesso.

29 marzo 2012

La vera conoscenza è conoscere se stessi

Gnôthi sautón affermavano gli antichi greci. Nosce te Ipsum i latini: Conosci te stesso.
La nostra conoscenza è frammentata; dati estrapolati dalla totalità della manifestazione. Il nostro sistema sensoriale e percettivo raccoglie circa 1% di quanto osserva. Più che una conoscenza, è una raccolta di concetti e informazioni. Come una biblioteca dove i libri vengono riposti una volta letti, le informazioni che raccogliamo si depositano nella memoria in modo frammentato e separato, tanto che ci è impossibile ritornare al tutto iniziale.
 "Tutte le cose erano insieme; poi venne la mente e le dispose in ordine" affermava Anassagora 2.500 anni fa. L'ordine a cui si riferisce è la frammentazione. Un albero, una casa, un animale ci appaiono ordinati, ma sono separati dal tutto.
Nel tempio all'Oracolo di Delfi si legge: "In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei". Quale conoscenza ci è nascosta? La conoscenza della totalità, dell'essere uno con tutto, quel principio 'Io' da cui deriva la mente e la differenziazione.
Conoscere se stessi significa andare al di là della mente e della percezione sensoriale, al di là di ogni concetto o idea mentale. Significa realizzare la propria vera natura, quell'essere al di là della materia, del tempo e dello spazio, al di là dell'esistenza stessa. Quell'essere non è singolo ma è totale, completo, assoluto. Una volta conosciuto, non rimane null'altro da conoscere. La sete si spegne e l'uomo si sente completamente realizzato.


28 marzo 2012

La purificazione della mente

Tukaram, poeta-saggio del Maharashtra, afferma:

Trionfante sono, quando con devozione sigillo il mio essere in se stesso.
Così ho raggiunto l'apice della mia ricerca spirituale, che ha inaridito le mie inclinazioni mentali.

Queste inclinazioni mentali sono le impressioni contenute nella mente, sotto forma di desideri, resistenze, volontà, identità, tendenze innate, tutte profondamente radicate che, nell'insieme, generano l'apparente continuità della pseudo-identità Io.
L'approccio orientale alla purificazione della mente è radicale: la mente deve essere completamente trascesa per poter sperimentare l'Illuminazione, la consapevolezza della propria vera natura infinita ed illimitata.
Ogni impressione contenuta nella mente è un'energia psicologica che spinge in una determinata direzione, e mette in moto l'apparire della manifestazione, e con essa l'identificazione con il corpo-mente. Come tante gocce d'acqua in movimento danno l'impressione di un fiume, così tutte queste impressioni mentali in movimento creano l'illusione dell'Io, del senso di sé separato da tutto il resto. Tale separazione svanisce nel momento in cui l'Io si dissolve, e perché questo avvenga completamente, occorre trascendere tutte le impressioni contenute nella mente. Solo allora cesserà ogni movimento mentale
Nisargadatta Maharaj lo dice a suo modo: "Quando sarai liberato dall'andare e venire di tutti i tuoi concetti, anche il tuo senso di Io sarà liquidato".
Questa è la purificazione della mente, e avviene attraverso la meditazione, dove l'essere rimane in se stesso, rinuncia a coinvolgersi con le impressioni della mente, e così facendo, queste perdono la loro energia e si dissolvono.

27 marzo 2012

La beatitudine viene dall'assorbirsi in sé

In ambito spirituale si distingue tra felicità e beatitudine. La prima giunge dal realizzare le proprie impressioni fisiche e mentali. Quando i desideri latenti nella mente trovano compimento, scaturisce una gioia particolare, così come quando si soddisfa un desiderio sensoriale.
La beatitudine è diversa perchè non giunge dall'esterno ma da dentro. E' il contatto intimo con se stessi, con la propria parte spirituale. L'anima che si raccoglie in se stessa. E' un piacere profondo che non coinvolge la mente né i sensi. E' una fontana che zampilla acqua pura. E' totalmente indifferente e indipendente dal contesto esterno e non ne viene toccata. Non dipende nemmeno dalle condizioni del corpo. Si può essere malati e sofferenti e al tempo stesso beati, come ha insegnato il santo indiano Ramana Maharshi.
Scaturisce dal contatto con se stessi, con quel senso di Io-presenza che è all'origine di tutto. Questo guardarsi dentro porta al dissolvimento dell'Io e come uno spruzzo d'acqua ricade nell'oceano, così l'essere si reimmerge in se stesso e sperimenta un mare di beatitudine.

23 marzo 2012

Il sé che resta nel sé

Iniziamo la mattina carichi di energia: dove andiamo?
Arriviamo alla sera stanchi della giornata. Dove siamo stati?
Il nostro essere è rimasto coinvolto tutta la giornata con le cose del mondo. Affari, relazioni, figli, cibo, amore... il tempo è passato, un altro giorno della nostra vita è compiuto, ma il nostro essere rimane insoddisfatto.
Il coinvolgimento con il mondo può essere piacevole e appagante, ma non nutre l'essere che è al di là di tutto ciò. L'essere gioisce in se stesso. Non dipende da elementi esterni. Non è influenzato da nulla. L'essere, che è eterno e senza confini, ama rimanere in se stesso. Noi lo avvertiamo in superficie con quella sensazione che a volte ci prende di voler stare da soli con noi stessi. E' un richiamo, una voce interiore, che si fa sentire soprattutto quando siamo troppo proiettati fuori, nel mondo. Allora questa voce ci richiama dentro, ci riporta nell'essenza più intima del nostro essere, là dove il mondo non c'è, e ci siamo solo noi come esseri infiniti, al di là del tempo e dello spazio. Lì è gioia pura.

22 marzo 2012

Dimmi chi sei tu.

Questa richiesta così diretta è meravigliosa. Ci dà accesso ad un mondo interiore raramente raggiungibile.
Chi siamo? Non ce lo chiediamo mai ed è per questo che rimane inaccessibile.
Il linguaggio ha un potere enorme nel darci accesso o meno a determinate esperienze. Nel momento in cui mi chiedo: "Io chi sono?" emergono risposte che, anche se non vere, danno il via ad un processo interiore di consapevolezza e di chiarezza. E' come pulire un vetro che diventa sempre più limpido, così la consapevolezza si ripulisce dalle false immagini della mente e riscopre la sua vera natura.
Chi sono Io? diventa più diretto ed efficace se posto come richiesta da parte di un'altra persona. "Dimmi chi sei tu" colpisce dritto al cuore, non lascia spazio alla mente per ragionare, conduce al silenzio e all'introspezione.
Immaginate qualcuno di fronte a voi che vi dice: "Dimmi chi sei tu". Rimanete inizialmente frastornati perchè la richiesta è troppo diretta, non permette divagazioni mentali. Vi riprendete e allora qualcosa di nuovo inizia ad emergere da voi. E' la consapevolezza di chi siete. Dapprima potrà essere confusa ed imprecisa, ma se proseguite si chiarisce sempre più. La cosa più stupefacente è che più diventa chiara, meno parole ci sono per descriverla. Paradossalmente, il linguaggio diviene incapace di descrivere l'esperienza. Ciò però non toglie nulla a quanto state vivendo. La verità di voi non ha bisogno del linguaggio. La verità è vera e basta a se stessa.

21 marzo 2012

Le paure sono solo della mente

Chi è che ha paura? Di cosa abbiamo paura?
Quando ci avviciniamo ai confini del nostro spazio mentale, la paura ci avverte e ci frena.
Uscire dagli schemi soliti di pensiero è per la mente pericoloso e destabilizzante. Molto meglio la sicurezza dei soliti pensieri. Poco importa se rimaniamo sempre dentro gli stessi confini, se continuiamo a vivere sempre la stessa vita in modo ripetitivo, l'importante è essere al sicuro. Una vita intera può passare senza che la persona abbia mai messo piede al di fuori dei propri confini.
L'ego è maestro in questo. Come un canarino che vive tutta la sua vita in gabbia, l'ego ama la sicurezza e non l'imprevisto, la novità, il cambiamento.
Se vi sentite così, allora è il momento di aprire quella porta.
Chiudete gli occhi. Fate un profondo respiro e rilassatevi. Poi, avvertite i confini del vostro pensiero, fin dove vi è lecito arrivare con la mente e con gli schemi mentali. Sentite come giunge la paura man mano che vi avvicinate ai confini di questa recinzione. Paura di andare oltre, di perdervi, di impazzire, di non avere più il controllo... Ora fate un bel respiro e andate oltre quei confini.
Se volete scoprire chi siete veramente dovete avere il coraggio di aprire quella porta e di andare oltre. Finché rimarrete all'interno non conoscerete chi siete, né il vero senso della vita, né quel mondo spirituale che è la nostra vera casa. Rimarrete con l'ego, con la mente, che ogni giorno vi coccolano come il padrone fa con il proprio gatto, ma non conoscerete la vera libertà.

20 marzo 2012

Nella vita il guadagno più alto è comprendere il proprio sé

Qual è il senso di tutte le cose che facciamo? A parte il sopravvivere, cosa vogliamo realizzare quando impegniamo noi stessi nelle molteplici attività della vita?
Qual è il senso di scalare una montagna mettendo addirittura a rischio la propria vita? E' solo per il paesaggio che si vede da lassù?
Anche se non ne siamo pienamente consapevoli, ciò che cerchiamo è noi stessi. Vogliamo scoprire chi siamo. Dietro ad ogni esperienza c'è un soggetto, c'è 'chi' ha voluto quell'esperienza, e quello è ciò che vogliamo scoprire, conoscere: chi siamo veramente.
Ci riusciamo? Solo in parte, perchè la nostra attenzione viene assorbita dall'esperienza, dall'esperire, ma non da chi esperisce. Dimentichiamo il soggetto perché tutti presi dall'esperienza. Così, passiamo da una all'altra, in una foga crescente, senza riuscire a cogliere ciò che cerchiamo veramente.
Il punto è: che senso ha la vita se non sappiamo chi siamo? Qual è utilità di tutto questo esperire se non ci conduce a noi stessi? Il lavoro che svolgiamo, gli amici che abbiamo, le passioni che coltiviamo... hanno senso nella misura in cui conosciamo noi stessi, altrimenti sono distrazioni, perdita di tempo. Alla fine ci sentiremo persi e confusi.
Allora, iniziamo proprio dal conoscere noi stessi in modo diretto: chi sono io? Teniamo l'attenzione su di noi mentre esperiamo la vita. Continuiamo le nostre occupazioni, ma occupiamoci di noi stessi.
Nisargadatta Maharaj afferma: "Non ti preoccupare del fare o del non fare. E' di gran lunga più importante che ti occupi di te stesso".

19 marzo 2012

Il desiderio ardente di scoprire chi sono

Quando avvertiamo un profumo piacevole desideriamo scoprire da dove viene, e non abbiamo pace finché non troviamo l'origine. Quando desideriamo amare una persona non ci fermiamo di fronte a nulla. E' questo desiderio intenso che vince ogni ostacolo, che supera anche le resistenze mentali, e ci conduce alla meta.
Per scoprire chi siamo veramente dobbiamo avere in noi un desiderio intensissimo di sapere chi è questo 'Io' che avvertiamo tutto il tempo. Chi è che osserva il mondo, percepisce i profumi e i sapori, crea i pensieri nella mente?
Chi sono Io? 
Questa non è una domanda, ma un desiderio ardente che non dà pace finché non viene realizzato.
La semplice curiosità non è sufficiente, perchè la curiosità è intellettuale, è la mente che vuole un nuovo giocattolo con cui trastullarsi. Bisogna bruciare di passione, di desiderio, di struggimento, come l'amante che attende l'amata e arde in questa attesa.
Un giorno un allievo che cercava l'Illuminazione andò da un maestro famoso e gli chiese come fare per raggiungerla. Egli lo condusse ad un lago, si spogliarono e si immersero nelle acque. Nuotarono fino al centro. A quel punto il maestro mise la propria mano sulla testa dell'allievo e lo spinse sott'acqua. L'allievo pensò: "Ci siamo. Ora raggiungerò l'Illuminazione. Il Maestro mi sta svelando la sua potente tecnica!". Passarono i minuti ma non accadde nulla e l'allievo pensò: "Devo aspettare. Non è ancora il momento, ma so che giungerà!". Ancora altri minuti. L'allievo ora era a corto di aria: "Accidenti! Spero che questo maestro sappia cosa sta facendo!". Dopo altri minuti l'allievo era allo stremo: "Non ce la faccio più! Devo respirare!" e spinse per risalire. Il maestro fece ancora più forza per tenerlo sott'acqua. L'allievo disperato spinse con tutte le forze ed emerse dall'acqua, prendendo un potente respiro. Il maestro disse: "Quando desidererai l'Illuminazione come questo respiro d'aria, allora la raggiungerai".

16 marzo 2012

L'essere è universale

Questa nebulosa si chiama 'Occhio di Dio'...particolare...
L'Essere è universale. Non conosce tempo né spazio, né materia ed energia. E' al di là della manifestazione, che, potremmo dire, è la sua ombra, ed è ciò che noi riusciamo a percepire con i nostri sensi.
Gli scienziati affermano che l'universo è composto per il 95% da energia e materia oscura, non percepibile, e noi vediamo solo quel 5% di materia visibile. Tutto ciò che sappiamo, dalla fisica alla medicina, dall'arte all'economia, si riferisce sempre e solo a quel 5%.
 A livello microcosmico e personale, restringiamo l'essere ai confini del nostro corpo. Noi siamo fin dove arriva il nostro corpo, e dipendiamo da questo. Siamo convinti che esisteremo fin quando questo corpo avrà vita e che ci estingueremo con esso.
Come abbiamo un essere limitato nello spazio e nel tempo, nella materia e nell'energia, così abbiamo una mente limitata. Anche la mente è universale. Esiste un'unica mente che è un principio dinamico universale, ma noi la restringiamo ai limiti del nostro corpo. E' da questa limitazione che deriva il nostro senso di essere limitati, e, di fatto, ci limitiamo. Di fronte alla vastità dell'Universo occupiamo uno spazio di soli 71,07 decimetri cubi. Quanto ci siamo limitati!
Immaginiamo un grande lago. L'acqua che beviamo occupa solo un bicchiere, ma è sempre la stessa acqua. Allo stesso modo, il nostro essere è sempre l'Essere Universale, e anche se ne percepiamo solo una piccolissima parte le sue qualità rimangono immutate. Al di là dei nostri sensi limitati, noi rimaniamo infinitesimamente grandi.


15 marzo 2012

Non fare nulla - la vera meditazione

Amiamo sentirci partecipi e protagonisti della nostra vita e amiamo sentire la sensazione che tutto ci ruoti intorno e dipenda da noi.
Ciò è vero nel regno della manifestazione, ma entrando su un piano spirituale l'Io rimane indietro, e con lui la sensazione di essere noi gli autori.
Sul piano spirituale tutto avviene da sé, senza sforzo, senza ragione. Quando un bambino piccolo gioca non si chiede: "A cosa serve questo gioco?". Gioca e basta.
Se desideriamo conoscere la nostra vera natura dobbiamo imparare a lasciarci andare a questo movimento, come una barca sul fiume, senza remare...
Chiudi gli occhi. Fai un profondo respiro e rilassati. Ora, non fare nulla, assolutamente nulla. Sìì, solamente, sìì questo 'Io' e rimani lì.
Qualcosa apparirà sullo schermo della mente, un pensiero, un ricordo, un immagine. Lasciala andare, non te ne curare. Sìì semplicemente e non fare nulla. Astieniti dal voler afferrare qualsiasi cosa; nel momento in cui cerchi di farlo si accende la mente e appare il mondo.
Se lasci andare, tutto comincia a scorrere velocemente,  tu perdi la presa sul mondo, e precipiti dentro te stesso. Allora, tutte le onde, le increspature si dissolveranno. L'illusione dell'Io e del mondo perderanno la loro presa su di te, e si dissolveranno come nuvole al sole. Rimani così, senza far nulla, e ad un certo punto tutto si fermerà, e conoscerai te stesso.

14 marzo 2012

Riassorbirsi nel sé

Chi è questo 'Io' che mi fa sentire me? Non c'è risposta razionale. La domanda serve solo per introvertire il flusso dell'attenzione dagli oggetti esterni al soggetto interno.
L'Io non viene mai investigato, è dato per scontato, e ciò dà origine a tutto, perchè il mondo appare solo perchè c'è l'Io. Senza l'Io non c'è manifestazione duale.
Riassorbirsi nel sé significa invertire il flusso della coscienza. L'io guarda se stesso e così facendo si dissolve perchè è irreale, è sempre stato illusorio, e guardandosi allo specchio realizza la sua inconsistenza.
Seguire il flusso dell'Io significa creare il mondo che percepiamo. Riassorbire questo movimento conduce alla sorgente,  a quel punto da cui tutto si origina.
Chiudi gli occhi. Chiediti: "Chi sono Io?" e non darti risposta ma lascia che la domanda penetri dentro in profondità. E' come invertire il senso di marcia. Si torna indietro rivedendo ciò che si era già visto, fino al punto di partenza. Si riavvolge il nastro.
E' un processo che inizia gradualmente, ma acquista sempre più velocità e alla fine compie il balzo, il salto. L'io si riassorbe nella coscienza stessa e come uno spruzzo che ricade nel mare si dissolve lasciando spazio all'Infinito.

13 marzo 2012

Noi non vediamo le cose come sono. Le vediamo come siamo.

Guardare e vedere sono due cose diverse. L'occhio guarda, noi vediamo, ossia interpretiamo.
Chi interpreta? La mente, l'Io, che ha bisogno di dare un senso coerente a ciò che vede.
Coerenza significa conferma. L'Io cerca conferme, sicurezze, certezze.
Ecco che se osservo un uomo e una donna che si baciano penso subito che sono amanti. Coerenza...
Se vedo un uomo di colore all'angolo di una strada concludo che è un ladro. Coerenza...
Coerenza significa trovare conferma tra ciò che vedo e ciò che penso, tra guardare e pensiero.
Allora il mondo appare come io sono, e non come è. Tutto viene reinventato nella mente, ricostruito come un set cinematografico dove viene rappresentata la storia della mia vita.
Come possiamo vedere le cose come sono? Semplicemente guardando. E' una disciplina spirituale. Vi sedete su una panchina per la strada e semplicemente osservate ciò che accade intorno a voi, senza valutare, giudicare, dare dei nomi, senza seguire i percorsi tortuosi del pensiero. Solo osservate, e la vista piano piano si purifica. Il guardare diviene puro e allora la realtà appare così com'è.
L'evangelista Matteo scrive: "Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio".

12 marzo 2012

L'Io è la paura del mondo

Ognuno di noi è confinato dalla proprie paure. L'Io è questo confine. Ci spingiamo fin dove possiamo ma quando tocchiamo i confini, i limiti, abbiamo paura.
Oltre questi confini c'è il mondo, la vita che scorre, ma abbiamo paura di buttarci perchè là non c'è più il controllo dell'Io, là la vita scorre fuori dal nostro controllo.
Rimaniamo invece dentro il nostro recinto, dove ci sentiamo sicuri, dove ci occupiamo tutto il tempo dell'Io e della sua sopravvivenza. Lì ci sentiamo forti, potenti e sicuri. Lì abbiamo il controllo.
Con l'Io abbiamo fatto un patto: io mi occupo di te e tu mi proteggi.
La protezione e la sicurezza sono la moneta di scambio per la libertà.
Forse è giunto il momento di andare oltre questi confini. Più che un Io coraggioso, ci serve il coraggio di lasciar andare l'Io.

Facciamo insieme questa semplice meditazione: chiudete gli occhi e rilassatevi. Ora sentite questi confini, questi limiti, e sentite la paura che vi viene semplicemente toccando questi confini. Bene, ora fare un bel respiro e andate oltre.
Questa è una disciplina spirituale. Vi abitua a non fermarvi mai e a proseguire per la vostra strada.

Oltre le paure c'è la vita vera, quella vita in cui vi riconoscete, sentite che è vostra perchè è l'espressione della vostra vera natura. 
Andate oltre, con coraggio.

10 marzo 2012

Senza io sono tutto.

Facciamo insieme questa semplice meditazione: chiudete gli occhi, rilassatevi con qualche profondo respiro. Quando vi sentite calmi, lasciate andare il vostro 'Io'. Mettetelo per un attimo da parte. Poi aprite gli occhi e osservate il mondo circostante, senza fare nulla, senza pensare, giudicare, valutare. Senza nemmeno dare dei nomi a ciò che osservate.
Come appare il mondo così? Bello, non è vero?
Il mondo visto con occhi puri è molto più bello perchè non contiene giudizi. Non solo: è molto più vicino. Il senso di 'me' è molto più ampio e unito al tutto. Ci sentiamo grandi, ampi, senza confini, come un inspiro senza fine.
Potremmo vivere così? Assolutamente sì. Però ci vuole un atto di coraggio. L'io esiste perchè il mondo è stato troppo forte per noi, e abbiamo dovuto costruire una barriera. Se ora la mettete da parte, il mondo si avvicina di nuovo tanto, e potreste sentire ansia, o anche paura. E' il sistema corpo-mente che reagisce perchè teme un pericolo. In realtà quel pericolo non esiste perchè appartiene al passato, ma la mente non distingue. Solo voi potete farlo, e ci vuole un atto di coraggio. Inspirate e vi aprite al mondo, così com'è, senza volerlo modificare in alcun modo.
Allora tutta la sua bellezza, tutta la vostra bellezza, si mostra appieno e voi realizzare ciò che siete sempre stati: tutto.

09 marzo 2012

Io non sono le esperienze che accadono

L'identificazione con il corpo è così forte che siamo convinti di essere le esperienze che viviamo. Diciamo: "Sono io che mangio, che rido, che cammino, che penso, che amo..."
Prendiamo "Io sono arrabbiato!". In verità, la rabbia è uno stato psicofisico che accade al corpo-mente. Non ha nulla a che fare con noi. Quando piove non diciamo: "Sono io che faccio piovere". La pioggia fa parta degli eventi della natura, così come la rabbia è una manifestazione del corpo-mente. Dovremmo dire: "In questo momento il corpo-mente prova rabbia" Invece, siamo convinti di essere tale rabbia; ci assumiamo la responsabilità, il carico di quella manifestazione emotiva.
La vita allora diventa pesante perchè carichiamo continuamente i pesi dell'Io. Siamo noi gli originatori di tutto e tutto dipende da noi. L'io al centro dell'Universo.
Gli psicologi hanno dimostrato con un brillante esperimento che questa sensazione è illusoria. L'io arriva dopo che il cervello ha già fatto partire l'azione. Non siamo noi quindi gli originatori.
Siamo osservatori del divenire apparente. Immutabili, fermi, perfetti. Qualunque cosa accada, noi non siamo quella singola esperienza, perchè siamo tutto, siamo l'Assoluto eterno.
Tutte le identità vanno e vengono, nascono e muoiono, e con esse le esperienze singole vissute. Nulla rimane alla fine, tranne l'eterno assoluto che è la nostra vera natura.
In Sanscrito c'è una bellissima espressione: Neti-Neti - non sono questo, non sono quello. E' una pratica spirituale continua, dove lasciamo andare la sensazione di essere noi gli autori delle esperienze che accadono.

08 marzo 2012

Quando mangio mangio, quando bevo bevo, quando dormo dormo.


Un allievo chiese ad un maestro zen di nome Bokuju.
"Qual è il tuo sentiero, maestro?"
"Il mio sentiero è semplice: quando ho fame mangio, quando ho sete bevo e quando ho sonno dormo."
"Ma cosa dici, anch’io faccio queste cose tutti i giorni ma non sono certo un maestro !!"
"Quando tu mangi, bevi o dormi in realtà fai tante altre cose. Mentre mangi pensi, mentre bevi cammini, mentre dormi ti agiti.
Io quando mangio mangio, quando bevo bevo e quando dormo dormo semplicemente. In questi momenti Bokuju non esiste più"

07 marzo 2012

L'attenzione

Dove va la nostra attenzione?
Siamo costantemente presi dagli oggetti del mondo esterno. Come bambini corriamo dietro a questi senza quasi rendercene conto. L'intera giornata è un susseguirsi di oggetti, eventi, persone senza soluzione di continuità.
La nostra attenzione è carpita dal mondo esterno, è assorbita in esso, e così facendo perde la sua qualità migliore: la consapevolezza di se stessi.
Io posso essere consapevole di essere consapevole. E' il primo passo di un percorso spirituale che conduce a casa, a se stessi.
Fin quando rincorro gli oggetti del mondo non posso essere consapevole di me stesso perchè l'attenzione è rivolta verso l'esterno.
Ma quando porto l'attenzione dentro, e mi chiedo: "Chi sono Io?" allora divengo consapevole di non essere l'oggetto osservato, e nemmeno il processo del vedere. Tutto si ferma in un istante e realizzo il mio essere al di là della manifestazione.
L'attenzione consapevole è la chiave della realizzazione spirituale. Durante il divenire della giornata mantengo l'attenzione su me stesso, su colui che vive l'esperienza mentre avviene. Rimango, per così dire, con un piede dentro l'esperienza e uno fuori. Osservo il divenire e mi chiedo: "Chi sta osservando?","Chi sta vivendo tutto ciò?" e non cerco la risposta perchè non c'è risposta. Non c'è un qualcuno che osserva; è solo un'illusione della mente. Man mano che procedo in questa direzione mi diverrà sempre più chiaro. E allora realizzerò la mia vera natura infinita ed illimitata, completamente al di fuori del divenire. Ciò che siamo è sempre completo e perfetto, e non diviene.

06 marzo 2012

Senza giudizio

Quando osserviamo un alba come questa siamo soliti dire: "Che meraviglia!". Da quel momento in poi ci dovremo sempre confrontare con questo termine di giudizio. Ogni successiva alba dovrà confrontarsi con questa, così come questa si è già confrontata con le precedenti.
La mente paragona ogni nuova esperienza a quelle precedenti, e poi la cataloga secondo scale di giudizio personali.
Dove noi giudichiamo, un bambino piccolo semplicemente osserva, e così facendo permette all'esperienza di penetrare ogni cellula del suo essere. L'esperienza sprofonda dentro di lui e lo permea completamente. Lui è quell'esperienza. Noi invece rimaniamo fuori a giudicare, a valutare, e viviamo solo intellettivamente, solo da un punto di vista cognitivo.
Quando un bambino gioca non si chiede: "A cosa mi serve questo gioco?" Semplicemente gioca, senza scopo, senza meta.
Allora, quando siamo vicini ad un bambino che sta osservando qualcosa rimaniamo silenziosi e rispettiamo la sua esperienza totalizzante. 
Tutte le esperienze sono già complete così come sono. Non hanno bisogno che noi aggiungiamo o togliamo alcunché. Dio ha dipinto quell'alba e noi dobbiamo solo ammirarla in silenzio, perchè così facendo percepiamo Colui che l'ha creata.

05 marzo 2012

Al di là del bene e del male

La mente separa. L'io è quella linea di confine che definisce un 'me' da questa parte e un 'non-me' dall'altra. Poi giudica: questo 'me' e buono, giusto, innocente, mentre il 'non-me' è cattivo, ingiusto e colpevole.
In nome di ciò che è buono e giusto giustifichiamo le nostre azioni, anche le più tremende. Dietro ad ogni conflitto o guerra - non importa quanti morti ci saranno - c'è sempre l'Io che si giudica buono e giusto, e giudica l'altro Io come cattivo e colpevole. Giustizia, Bontà e Innocenza dovrebbero essere scritte in minuscolo perchè sono interpretazioni personali, punti di vista limitati da un Io minuscolo che si erge giudice al posto di Dio. Esso ritiene nel suo delirio di saper fare meglio.
Esiste un piano di coscienza che è al di là del bene e del male, al di là del giudizio stesso. Ogni cosa accade così come deve accadere, ed è perfetta così. Il bene e il male svaniscono di fronte a questa coscienza che è in armonia con l'Assoluto. Nei vangeli (Matteo 5, 45) si legge: "Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi". Dio è al di là del giudizio.
Anche noi possiamo essere al di là del giudizio, quando smettiamo di dividere il mondo in due parti, in mille parti, e lo vediamo unitario, dove ogni aspetto convive in armonia con gli altri.
Possiamo esercitarci: ci sediamo su una panchina e osserviamo la gente intorno, gli avvenimenti, tutto quanto, e ad ogni cosa diciamo: "SI" senza aggiungere altro. Accettiamo tutto così com'è, come ci appare, senza volerlo diverso, senza resistere a come è. Respiriamo profondamente e diciamo "SI".
"SI" è l'unica parola che l'Anima riconosce perchè è la sua vera natura.