Chi sono Io?

Chi sono Io?
la via della meditazione e dell'Intensivo di Illuminazione

01 febbraio 2019

Vulnerabilità

Alcuni la chiamano Apertura del Cuore. Per me è uno stato di vulnerabilità e di delicatezza dove non ho difese, non ho corazze che mi proteggano dalle vita.
Sento tutto. Sento soprattutto la sofferenza mia e degli altri, perchè forse è ciò da cui mi sono più protetto. E questa sofferenza mi mostra la sua origine, le ferite dei primi anni di vita; il rifiuto, l'abbandono, il tradimento, l'umiliazione.
Mi sono sempre protetto da tutto ciò con una spessa corazza mentale di ragionamenti e concetti, ma ora non riesco più perchè quella corazza è andata in pezzi.

Così, vivo esposto ai venti e alla pioggia della vita. Mi sveglio la mattina e rimango in ascolto di me per quasi un'ora, passando attraverso sensazioni spesso molto spiacevoli che mi riportano laggiù, a quel bambino ferito e che ha bisogno. Sembra non risolversi mai questa cosa, e sto così sviluppando pazienza e accettazione.
Mi alzo quando mi viene dato il permesso, quando ho abbastanza guardato tutto questo e l'ho accolto nel cuore.
E poi vivo la giornata, momento per momento. Non posso fare programmi perchè non ho più il controllo che era una bella difesa. Vivo andando incontro a ciò che la vita mi pone davanti, sempre senza veli, senza protezioni, sentendomi vulnerabile, colpibile, feribile. E la vita mi fa incontrare proprio ciò che fa risuonare le mie parti non risolte e ancora sofferenti. A volte provo a difendermi, mi viene in mente com'ero una volta e ci provo, ma fallisco miseramente. La vita mi da uno schiaffo e mi spoglia subito di ciò che provavo a mettermi per ripararmi.

Comprendo sempre meglio chi dice che non ha nulla da dire, nulla da insegnare. Così mi sento anche io. Non ho identità, non mi sento speciale, non ho superpoteri o conoscenze segrete. Posso solo condividere ciò che sto vivendo, ciò che sto attraversando, questa terra senza sentieri, come la chiamava Krisnamurti.
Quando incontro una persona, mi viene da abbracciarla, da starle vicino intimamente. Fatico a parlare, a dire cose che sono solo concetti per la mente. A volte mi ascolto mentre parlo, e mi trovo vuoto, ai limiti del ridicolo. Taccio e ascolto, e quando ci riesco mi commuovo.

Ho lasciato andare tante cose che mi davano sicurezza. Le relazioni in primis, dove riconosco che quello stare assieme era un modo per non sentire la profonda solitudine dentro. Ho visto come cerco l'altro per un mio bisogno, perchè sento che mi manca qualcosa, e gli chiedo di riempirmi quel vuoto. Sto imparando a stare nella mia solitudine.

Ho lasciato anche la meditazione che per oltre vent'anni, vedo ora, mi dava grande sicurezza. E' bello avere un metodo, una tecnica, un maestro che ti dice come fare e ti guida. Ora non ho più nulla. Non cerco più nulla, nemmeno l'Illuminazione, l'ultima protezione dal dolore. La mia meditazione è stare a guardare quello che ho dentro e che la vita mi mostra in risonanza. Lo faccio in continuazione, non perchè lo voglio, ma perchè è l'unica cosa che mi viene da fare. Meditazione è questa condizione di vulnerabilità, di trasparenza, come una finestra aperta da cui entra ed esce tutto.

Ho perso la mia sicurezza, il mio fascino, quel sentirmi tutto d'un pezzo. Mi sono ritrovato caduto per terra, sotto la pioggia, e sono rimasto così, senza riparo. Da terra osservo la vita, vivo attimo per attimo, e non so come, vado avanti con una piccola gioia nel cuore, qualcosa che non so spiegare, ma che sento, come se alla fin fine fosse quello che ho sempre cercato e voluto: cadere, perdere la corazza e sentirmi aperto e vulnerabile alla vita.

I Giapponesi dicono: "Shikata ga nai” che significa “non c’è rimedio, non c’è alternativa, non c’è niente da fare”.  Non è disfattismo. E' questa condizione di vulnerabilità.
Uno di loro che ha perso tutto con lo Tsunami ha scritto un Haiku:

"Sprovvisto di proprietà, nudo
Tuttavia, benedetto dalla Natura 
Accarezzato dalla brezza estiva che ne segna l’inizio.”

Ecco, mi sento e vivo così perchè non ho altro modo di vivere.

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