Quando osserviamo un fiore, percepiamo il suo colore e il suo profumo come due cose separate. Il cervello, attraverso organi di senso diversi, elabora separatamente queste informazioni con strutture cerebrali distinte.
Così, quando guardiamo un uccellino, il suo canto è separato dal resto. Se lo tocchiamo, ciò che percepiamo è diverso, è un'altra sensazione.
La domanda è: tutto questo è realmente separato oppure è un limite del nostro cervello che non riesce a rimettere insieme le varie informazioni?
Possiamo spingerci ancora più in là: come possiamo riconoscere un uccellino? Se ha il becco, le ali, fa le uova e vola, allora è un uccello. Un insieme di attributi di base vengono messi insieme dal cervello e fanno una categoria a sé - l'uccellino.
In realtà, non esiste nessun uccellino, nessun canto, nessun profumo, colore o fiore. Sono solo astrazioni del cervello, elaborazioni di stimoli sensoriali che vengono interpretati e ricostruiti per darci quella sensazione di oggetti distinti e separati.
Là fuori esiste un'unica realtà, un mare infinito di energia che il nostro cervello, come una radio ricevente, capta solo in minima parte e traduce in qualcosa che abbia per noi un senso compiuto.
Ma, ripeto, là fuori c'è un mare infinito di possibilità, dove non esistono confini né limiti, e dove tutto è completo e perfetto.
Possiamo cogliere questo infinito? Sì, cominciando a non dare più credito a queste ricostruzioni mentali. Quando osservo un fiore, semplicemente mi immergo nell'esperienza, senza voler definire le cose. Il fiore non profuma e non è colorato. Non è nemmeno un fiore. Semplicemente è.
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