L'Io è qualcosa che appare ad un certo punto, da bambini, quando il traffico di informazioni proveniente dall'esterno e dall'interno diventa eccessivo e occorre qualcosa che lo regoli, lo controlli, un po' come un vigile urbano ad un incrocio.
L'Io è questa sovraentità mentale che regola il flusso di informazioni in modo da garantire meglio la sopravvivenza dell'organismo corpo-mente.
Noi però non siamo questo Io. Così come non siamo il fegato che regola il sangue, il cuore che lo pompa, i reni che lo filtrano, così non siamo l'Io mentale che sovragoverna il tutto.
Cosa siamo allora? Nisargadatta dice: "Io sono ciò per cui so che 'io sono'". Ecco un buon punto di partenza. Noi possiamo testimoniare l'attività dell'Io. Possiamo osservarlo in modo neutrale, senza partecipazione. Non partecipiamo all'attività del fegato così come non partecipiamo all'attività dell'Io.
Poi, facciamo un altro passo indietro. Noi non siamo nemmeno la coscienza che testimonia. Questo 'Io' testimone è un processo superiore, ma rimane nel reame della mente.
Questo ulteriore passo non può essere compiuto con la volontà, perchè altrimenti è un altro Io superiore che cerca di risolvere un Io inferiore.
Bisogna che chiudi gli occhi e non fai nulla. Lascia che tutto accada spontaneamente. Se hai compreso in profondità che tu non sei questo Io, allora permani in te stesso, semplicemente sii in quell'essere; sarà questo a trasformarsi, a dissolversi, e ti ritroverai dove sei sempre stato, prima di essere, dopo di essere, senza essere.
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