Nisargadatta dice: "Per colui che si è stabilizzato nel Sè nulla è importante e significativo".
Noi siamo abituati a dare significato alle cose. E' prima di tutto una funzione del cervello: dare forma coerente a ciò che percepiamo. Ecco che l'albero assomiglia ad un volto. Le stelle nel cielo ad un carro, e così via.
Ad un piano più profondo, l'Io, che è un significato, attribuisce significati alle cose e agli eventi che vive. Ecco che un tramonto diviene un 'bellissimo' tramonto. Ma una volta che è diventato 'bello', con cosa ci confrontiamo? Siamo ancora in grado di vivere l'esperienza in modo puro, oppure ci apparirà sempre questo confronto, questo 'valore aggiunto'?
L'Io aggiunge dove non c'è nulla da aggiungere. L'esperienza si vive, non si commenta. Una musica arriva al cuore se non la fermiamo con la mente. Un bacio si imprime nella nostra anima se rimaniamo in silenzio. Un errore si paga senza aggiungere spiegazioni.
L'esperienza è già completa così com'è. Non ha bisogno che aggiungiamo qualcosa. Se osserviamo l'immagine qui sopra, ciò che ci arriva è già completo e non ha bisogno che diciamo "assomiglia ad un volto".
Dare significati alle cose è un attributo dell'Io ed è ridondante. Non serve ed è di troppo.
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