Gesù dice nel Vangelo di Tommaso: “Lo spirito che si fa carne è una
meraviglia”; psicologi e mistici di ogni epoca
concordano: la formazione della coscienza individuale è un grande mistero. Come sia possibile che da una coscienza
universale si condensi in ogni essere umano una sensazione precisa di
individualità rimane al di là di ogni spiegazione, pur tuttavia è un fatto
certo e sperimentato da tutti.
Il termine individuo viene
dal latino individuum (indivisibile,
particella unica) ed indica l’unità più piccola oltre la quale non è possibile
andare. Dal macrocosmo al microcosmo avviene in ogni essere umano un mistero
che non è spiegabile perché al di là della nostra capacità di comprendere.
L’individualità appare
ad un certo punto della nostra vita, intorno ai tre anni, quando il bambino
inizia a percepire se stesso. Da quel momento ci identifichiamo con essa, ossia
crediamo di essere questa cosa, un po’ come nella storiella di Antony De Mello
dove un aquila si crede un pollo per il semplice fatto di essere nata insieme
alla covata di una gallina. Questa sensazione interna è così precisa, solida, ‘vera’,
che non viene mai questionata, mai messa in discussione.
Siamo sicuri di essere
ciò che appare ai nostri sensi interiori? Siamo davvero questo individuo che si
percepisce unico e separato da tutto il resto?
E se avessimo preso un abbaglio?
Se per tutta la vita abbiamo creduto di essere qualcosa che non siamo?
Prima che apparisse
questa sensazione di ‘Io’ cosa eravamo? Noi c’eravamo, ci siamo sempre stati
come coscienza universale. Poi è apparso questo ‘Io’ e abbiamo iniziato a
guardarlo… e più lo guardavamo, più si solidificava. Abbiamo iniziato a cercare
la conferma della sua esistenza all’esterno, negli altri, nelle loro parole,
gesti, segni di ogni tipo, e via via ci siamo convinti che siamo questo
individuo. Una volta sicuri, abbiamo cominciato ad occuparcene, prendendo per
vero tutto ciò che esso comunicava. Iniziava la rincorsa ai desideri e ai
piaceri, e la fuga dal dolore. Una vita intera viene spesa per curare qualcosa
che non solo cesserà, ma che in verità, non è mai esistito. L’individuo è un’illusione
del sistema nervoso, un abbaglio, un fumo negli occhi che impedisce di vedere
la verità: la nostra eterna e assoluta Essenza.
Come possiamo liberarci
da questa illusione? Non credendoci. Anche se ora appare solida, cominciate a
metterla in dubbio, a non fidarvi di questa sensazione di unicità. Iniziate ad
osservare cosa fa questo Io… quali sensazioni, pensieri, emozioni vi fornisce…
come esso vive gli eventi che accadono, quali interpretazioni, giudizi,
considerazioni fa in merito… Osservatelo distaccati, come si osserva l’acqua
che scorre seduti sulla riva del fiume. Piano piano è come fare dei passi
indietro, e all’improvviso vi troverete fuori, veramente fuori, o, meglio, prima
dell’Io. Quella è la nostra vera casa. Aspirate a dimorare là e rinunciate a
ogni altra casa illusoria.
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