Chi sono Io?

Chi sono Io?
la via della meditazione e dell'Intensivo di Illuminazione

27 ottobre 2011

La prima impressione

Qual'è il vostro primo ricordo cosciente?
Il mio è intorno ai 2-3 anni; alla stazione centrale dei treni di Milano tengo per mano mio papà, guardo in alto le grandi volte, e rimango stupito.
E' la prima volta che mi rendo conto di me, la mia prima impressione. Da quel momento in avanti questa impressione si farà sempre più intensa e precisa, e inizierà ad organizzare tutto il materiale che arriverà dall'esterno.
Questo infatti è lo scopo per cui è sorta: organizzare il flusso di informazioni che giunge dall'esterno attraverso i sensi. Organizzare significa valutare, classificare, ricordare, dimenticare, mettere in primo piano, decidere ecc. con lo scopo preciso di rendere più sicura l'esistenza.
Ogni volta che i sensi registrano qualcosa del mondo esterno, l'Io ferma questa percezione e la valuta, e in base a ciò decide cosa farne.
Ecco che tra noi e il mondo esterno ora c'è una barriera, una dogana, e si forma la coda. Le informazioni non entrano più direttamente dentro di noi come avveniva da bambini, ma vengono fermate e analizzate. Tutto quindi viene rallentato, a volte anche bloccato, come nel caso di una persona che deve decidere quale lavoro svolgere, o se iniziare una relazione con una persona appena conosciuta. Queste decisioni possono richiedere anche dei mesi nei quali la persona si perde in pensieri, valutazioni, ragionamenti, decisioni, sentimenti...
E' veramente necessario tutto questo processo? Non potremmo vivere semplicemente la vita come viene? 
Abbiamo già la risposta: prima che il bambino divenisse cosciente di sé, quante cose sono accadute! Egli non ne ha ora coscienza, e nemmeno ricordo, ma sono avvenute, con l'unica differenza che mentre allora venivano vissute nella loro pienezza, ora invece vengono filtrate e perdono la loro freschezza. Alla fine la vita ci appare insipida perchè sembra che tutto sia già stato conosciuto, vissuto. Non c'è più spontaneità, immediatezza. Nemmeno un sorriso di fronte ad un evento nuovo, nessuno stupore. Noia.
Possiamo tornare alla spontaneità del bambino? Sì. Ritornando nel proprio vero Sé, abbandonando questa sovrastruttura mentale, scegliendo di vivere la vita come è, come ci viene incontro, senza pensieri o calcoli, interessi e tornaconti. La vita va vissuta, non calcolata.

Un saggio disse: "Chi pondera a lungo quale passo fare rimarrà tutta la vita su una gamba sola"

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