Il mondo che vediamo, quello che costituisce il teatro della nostra esistenza, è ciò che noi chiamiamo 'realtà'. Ma
siamo certi che sia l’unico mondo possibile? Siamo certi che ciò che
percepiscono i nostri sensi costituisca tutto il conoscibile? Conosciamo i limiti dei nostri sensi? Ad esempio, avete notato che cambiando la risoluzione dello schermo del computer da 65.000 a 16 milioni di colori noi non avvertiamo nessuna differenza? Così come esistono suoni che i cani percepiscono ma noi no. Siamo sicuri, ad esempio, che vediamo, sentiamo, percepiamo le stesse cose che vedono/sentono/percepiscono gli altri?Quello che io chiamo “rosso” (e che anche gli altri chiamano allo
stesso modo) sono così certo che un altro non lo veda come io vedo il
colore che chiamo “verde”?
Realtà non è ciò che è reale, ma ciò che si accorda tra le persone. E' un accordo condiviso. Quando la maggior parte percepisce in un certo modo, ciò lo definiamo 'realtà'.
Questa però è un 'illusione, un'illusione collettiva dovuta ai limiti dei nostri sensi.
Le frontiere ultime della fisica quantistica affermano che siamo immersi in un mare di potenzialità infinite, un oceano di frequenza di energia 'informata' che il nostro cervello elabora solo in minima misura; esso traduce solo un ristretto spettro di queste frequenze e lo trasforma in ciò che definiamo 'realtà quotidiana'.
Cosa succederebbe se il cervello riuscisse ad estrarre da questo mare di frequenze canali di informazione diversi? Cambierebbe la realtà.
Se prendiamo coscienza che tutta la realtà si fonda su un processo di trasduzione di frequenze energetiche, allora non sembrano più esserci limiti alla nostra capacità di alterare la struttura della realtà; da passivi osservatori di un universo che funziona come un orologio diventiamo creatori di questa realtà.
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