La domanda crea inquietudine.
Già solo pensare a ciò attiva i sistemi di sopravvivenza.
L'io è apparso perchè l'ambiente esterno era troppo forte per il bambino, e quindi si è creata la necessità di una sovrastruttura che garantisse un certo controllo sull'esterno. Come quando il traffico troppo intenso richiede la presenza di un vigile o di un semaforo, così il bambino troppo vulnerabile si è difeso prendendo le distanze dall'evento intenso, e questa distanza è l'Io.
L'io mantiene la separazione dall'esterno, nutre l'individualità, la differenzialità tra noi e il resto della realtà. Ciò permette un certo controllo, e soprattutto garantisce meglio la sopravvivenza perchè in caso di pericolo c'è una certa distanza che ci protegge.
Torniamo allora alla domanda iniziale: possiamo vivere senza l'Io?
Sì. Possiamo. A patto che siamo disposti ad aprirci maggiormente al mondo esterno. Possiamo continuare a nuotare contro corrente oppure possiamo lasciarci andare al fluire del fiume. Ecco la vita senza l'Io; un continuo fluire senza resistenza verso ciò che ci aspetta.
Finisce l'era del: "Scelgo questo lavoro oppure quest'altro?", "Mi piace questo ma mi piace anche questo", "Cosa devo fare... sono indeciso", "Questo non lo voglio. Voglio quest'altro", ed inizia il fluire con le cose così come sono. Senza l'Io non ci sono più pensieri, decisioni, riflessioni, dubbi e paure. C'è solo un fluire con la vita, in armonia con l'Eterno. La Vita mantiene se stessa in armonia ed in equilibrio perfetto.
Una volta un allievo chiede al proprio maestro: "Che cos'è l'Illuminazione?" ed egli rispose: "Hai mangiato? Lava il tuo piatto".
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