Nisargadatta Maharaj dice: "Se tu ci sei, il mondo c'è, se tu non ci sei, il mondo non c'è".
La sua è un'affermazione forte: se noi ci siamo, se siamo un qualcuno, un qualche cosa, il mondo appare (e appare come nostro riflesso), e quel mondo scompare se noi smettiamo di essere quel qualcuno. Mi ricordo quando ero soldato. Per un anno quel mondo fu tutta la mia esistenza. Poi, congedato, quello stesso mondo scomparve.
Chi viene prima? Io o il mondo? Io. L'identità che assumiamo crea immediatamente un mondo intorno. Molti sono convinti del contrario quando dicono: "E' il mondo che mi ha fatto così", "Sono le esperienze che ho vissuto che mi hanno reso così". Non vogliono assumersi la responsabilità di aver creato la propria esistenza/esperienza ma se indagassero più approfonditamente dentro se stessi scoprirebbero che prima è venuta l'identità, poi l'evento.
Pirandello scrisse: "Uno, nessuno, centomila" per dire che noi assumiamo centomila identità, modi di essere, maschere, ma non siamo nessuna di queste, perchè siamo uno soltanto. Ma chi siamo?
Mettiamo le maschere per dare continuità all'esistenza, per sopravvivere, per ottenere dei guadagni terreni, ma alla fine ne rimaniamo prigionieri perchè ci leghiamo ad esse e non siamo più in grado di toglierle. Provate a dire ad un depresso che questa è solo un'identità mentale che lui ha assunto e che può in ogni momento lasciare andare. Vi reagirà contro, perchè in verità non vuole lasciarla andare. Preferisce rimanere depresso che assumersi la responsabilità del proprio essere.
Nisargadatta conclude dicendo: "Investigate fino in fondo. Investigate soltanto sul vostro sé. Ogni altra cosa se ne andrà e voi prevarrete eternamente".
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