La coscienza individuale appare intorno ai tre anni di vita. Appare senza che avvenga nulla di particolare, senza una ragione precisa. Semplicemente, il bambino si rende conto di esserci, di esistere separato da tutto il resto.
Prima egli ha vissuto in completa unità con tutto, non separato, non diviso; ha vissuto in piena armonia con la vita, e abbiamo potuto vedere ciò dallo splendore del suo viso, dalla luminosità dei suoi occhi, dalla pienezza del suo sorriso.
Poi, intorno ai tre anni avviene la nascita dell'Io, della prima separazione. Lui dice "Io sono" e realizza di essere diverso e separato da tutto il resto. Questo processo di divisione proseguirà negli anni in modo sempre più particolareggiato, creando infinite identità separanti.
Perchè avviene tutto questo? Perchè nasce questo primo io? Perchè abbiamo bisogno di questo senso di invididualità?
L'io nasce come interfaccia con l'ambiente esterno. Quando uno stimolo esterno giunge al sistema nervoso, nasce la necessità di elaborarlo per poterlo integrare. Nella misura in cui lo stimolo è difficile da elaborare, emerge l'esigenza di poterlo fermare il tempo necessario, un po' come un doganiere con le automobili alla frontiera per verificare cosa contengono. Ecco che stimoli troppo veloci, troppo forti o intensi, difficili da comprendere, spingono il sistema nervoso a creare una forma di separazione, un distacco dallo stimolo stesso, in modo da avere il tempo per elaborarlo, al fine di integrarlo o al limite rifiutarlo. L'Io quindi è una difesa dagli stimoli esterni, dall'ambiente che viene percepito come troppo intenso o forte, addirittura pericoloso. Nel caso infatti di eventi traumatici e dolorosi, la formazione dell'Io assume un ruolo fondamentale a difesa della persona stessa. Questo Io avrà come scopo l'evitare in futuro il ripetersi dell'evento doloroso e farà di tutto, elaborerà infinite strategie e identità per tale fine.
Perchè dico tutto questo? Perchè noi non siamo l'Io. L'Io è una sovrastruttura del sistema nervoso, un meccanismo di difesa del sistema corpo-mente, ma non siamo noi. Noi rimaniamo quel tutto indivisibile e immutabile, che non può essere alterato da nulla, nemmeno da un'esperienza dolorosa e traumatica. E' il corpo-mente che viene ferito da una tale esperienza, non noi.
Avere chiaro ciò permette di fare il salto, di scegliere di abbandonare questo Io per abbracciare la nostra vera natura infinita ed illimitata. Non serve difenderci dal dolore separandoci da tutto e tutti, perchè poi soffriamo ancora di più per questo isolamento. Occorre realizzare che noi siamo la Coscienza universale che non può soffrire; non ci sono dolore o piacere in quella Coscienza, solo beatitudine.
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