Chi sono Io?

Chi sono Io?
la via della meditazione e dell'Intensivo di Illuminazione

16 settembre 2011

Rimanere nel Chi sono Io

Quando percepiamo con i sensi un oggetto avviene dentro di noi un processo particolare: tutta l'attenzione va su quell'oggetto e perdiamo coscienza di noi stessi, di colui che sta percependo l'oggetto.
Facciamo un semplice esercizio: provate a guardare un oggetto davanti a voi; un tavolo, una matita, un bicchiere... noterete che la vostra attenzione va tutta su quell'oggetto. Sensazioni, pensieri, stati d'animo emergono di conseguenza e sono collegati con quell'oggetto.
E voi? Dove siete voi?
Vedrete che avete perso coscienza di voi, ossia che siete voi ad osservare quell'oggetto.

Quando l'oggetto percepito assorbe tutta la nostra attenzione, esso acquisisce un potere: il controllo su di noi. E' lui che ora guida i nostri sensi, e quindi le nostre decisioni e il nostro comportamento. Un cibo particolare può costringerci a fare km per poterlo mangiare. Un piacere può far cadere le nostre migliori intenzioni... Le religioni le chiamano 'tentazioni' e in effetti lo sono: fanno cadere la nostra volontà e noi diveniamo dipendenti. Alcune vie spirituali propongono di eliminare questi oggetti in modo da non 'cadere in tentazione'. Ecco che il monaco evita le donne, l'asceta digiuna... ma io credo che non sia sopprimendo gli oggetti che riconquistiamo veramente il controllo di noi stessi, quanto piuttosto imparare a stare di fronte a questi oggetti senza perdere consapevolezza di se stessi. Se ad esempio di fronte ad un cibo attraente rimango con l'attenzione su di me, su colui che desidera quel cibo, ecco che il controllo rimane in me stesso, e quel cibo perde il suo potere attraente.
La meditazione insegna proprio questo:  rimanere nel soggetto che vive l'esperienza. Nisargadatta diceva: "Go back the way you came", ossia, 'torna per la strada da cui sei venuto' ad indicare proprio di ritornare al soggetto, a colui che percepisce l'oggetto, colui che vive l'esperienza.
Così facendo il controllo rimane in noi: siamo noi a guidare le nostre percezioni, e di conseguenza le nostre decisioni e i nostri comportamenti. Posso anche decidere di mangiare quel cibo, di provare quel piacere, ma non mi perdo mai in esso.
Rimanere nel Chi sono Io è una pratica quotidiana, da esercitare; durante la giornata provate a fermarvi ogni tanto e a percepire voi stessi, chi sta vivendo quel particolare momento. State sorseggiando una bevanda? Fermatevi a percepire chi la sta gustando. Dovete (ri)trovare la sensazione di voi stessi, quel senso interiore che siete proprio voi a bere quella bevanda.
All'inizio è difficile perchè l'attenzione è tutta all'esterno, ma poco alla volta imparerete, e scoprirete un mondo nuovo di sensazioni e di consapevolezza.
Avete fatto i primi passi nella meditazione!

4 commenti:

Marcello Patetta ha detto...

questa tecnica è anche detta vipassana ?
mi pare di averla letta in uno scritto di Osho.

Giacomo Bo ha detto...

No, è completamente diversa. Non conosco bene la Vipassana ma so che si basa sul respiro. Qui invece tutta l'attenzione va sulla domanda Chi sono Io? e sulla sensazione dell'Io. Osho, a quanto ne so, conosceva entrambe queste tecniche.

Marcello Patetta ha detto...

forse mi confondo...
Credevo che Vipassana fosse l'esercitazione della presenza mentale. Ovvero essere totalmente assorti nel presente senza farsi trasportare da pensieri o sensazioni legati al passato o ad aspettative future.
Non ho mai provato a fare in questo modo restando nel chi sono io.

Ps: Sostengo il tuo blog è stata una bella idea ;)

Giacomo Bo ha detto...

Come ti ho detto, non conosco la Vipassana per cui non posso fare confronti.
Nella meditazione del Chi sono Io non si cerca tanto di rimanere nel presente, ma di percepire colui che sta dietro a tutto, il testimone, la coscienza che dice "Io". Rimanendo in essa, questa prima o poi scompare lasciando spazio alla conoscenza della nostra vera natura infinita ed illimitata.