Le scienze, nella loro continua parcellizzazione hanno lasciato fuori la domanda più importante: noi, chi siamo?
La psicologia ci spiega come funzioniamo ma non ci dice chi siamo; la religione ci parla del rapporto con Dio ma di nuovo non ci dice chi siamo. La biologia spiega la vita ma non ci dice cosa essa sia effettivamente. La medicina studia il corpo ma non chi anima quel corpo. La filosofia discute dei grandi misteri dell'uomo ma non ci dice chi è questo uomo.
Chi dunque può rispondere? Noi, soltanto noi. Nel momento in cui abbandoniamo tutti gli strumenti della ragione e del pensiero logico e ci inoltriamo nelle profondità del silenzio dentro di noi, veniamo a sperimentare una realtà che non ha parole né definizioni, ma che esiste ed è la nostra vera identità.
Solo noi, come ricercatori spirituali con mente completamente aperta, possiamo conoscere chi siamo veramente. Questa conoscenza è istantanea, come un fulmine, ma per giungervi c'è un cammino, un percorso, dove passo dopo passo abbandoniamo tutto ciò che già conosciamo, concetti costruiti dall'esterno, e senza più nulla, come un bambino appena nato, ci apriamo completamente e sperimentiamo una realtà indescrivibile, ma conoscibile.
E quando l'abbiamo conosciuta si spegne ogni domanda. Non ci interessa più sapere come funzioniamo, cosa è Dio, cos'è la vita... perchè comprendiamo che queste sono solo domande mentali che nascono perchè non sappiamo chi siamo. Una volta che conosciamo chi siamo siamo completi e non abbiamo bisogno d'altro, come, di nuovo, un bambino che gioca, il quale non si chiede 'perché sto giocando?' o 'a che mi serve questo gioco?'. Gioca e basta, così come noi viviamo e basta.
Uno psicoterapeuta che stava studiando una tribù di Zulù in Africa vide che quando gli uomini finivano il lavoro nei campi al pomeriggio tornavano al villaggio e aspettando la cena si mettevano seduti sulle proprie gambe e non facevano nulla.
Si avvicinò ad uno di questi e gli chiese: "Cosa stai facendo?" ed egli rispose: "Vivo".
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