Chi sono Io?

Chi sono Io?
la via della meditazione e dell'Intensivo di Illuminazione

06 marzo 2020

Se non penso sono felice

Facendo legna nel bosco sono rimasto per ore assorto nell'impegno faticoso con tutta la mia attenzione.
Poi mi sono fermato e mi sono reso conto che per molto tempo non ho pensato a nulla, totalmente assorto in ciò che stavo facendo.

Ma ciò che mi più sorpreso è stata una totale e perfetta sensazione di felicità
Una felicità senza ragione, senza scopo, indipendente da tutto. Una felicità che è sempre stata lì, e lo è tutt'ora.
L'ho cercata a lungo negli altri, nelle esperienze, nei piaceri, nella vita fuori, e pur sapendo che non l'avrei mai trovata, ho continuato a cercarla, condizionato da qualcosa che mi spingeva inconsapevolmente all'esterno.
Ma quella felicità è sempre stata qui. Non posso dire 'dentro di me' perchè non è dentro come non è fuori. Semplicemente è.
E ieri, facendo legna, l'ho vissuta pienamente. L'ho realizzata con tutto il corpo, la mente e il cuore:

Se non penso, sono felice.

Non è una questione di quali pensieri faccio, se siano positivi, spirituali, o negativi. E' il pensare stesso che mi 'toglie' dall'essere questa felicità. Mi fa esistere come qualcosa di separato e da lì parte tutta la ricerca, i drammi, la 'mia' storia ecc. ecc.
E' l'identificazione nella 'persona' che nasce con questi pensieri e che facendo legna è naturalmente scomparsa.

Così, scopro di essere felice, di essere questa felicità. Non devo andare da nessuna parte. Non ho bisogno di trovare nulla. Non devo trovare soluzioni. Non c'è un 'senso' della mia vita, né uno scopo da realizzare. C'è il tagliare la legna. Fluisco nei gesti, in ogni pezzo di legna che taglio, nella fatica del corpo, nel respiro affannato, nei profumi della natura...

Fermo in ciò che sto facendo. Nessun pensiero. Nessuna idea. Nessuna riflessione. Solo fluire nell'azione.


19 dicembre 2019

La chiamata più alta

Un'amica che poco oltre i quarant'anni si vede asportare l'utero...
Un amico di qualche anno in più con un tumore al fegato...
Potrei continuare. L'elenco è lungo.
E in una certa misura ci sono dentro anche io.
Ognuno di noi ha un elenco come questo, e forse ci è dentro.
Sembra che la Vita ad un certo punto ci venga addosso come un tir e non ci lasci scampo.
Malattie, traumi, perdite, incidenti, morti... ognuno ha il suo.

Veniamo chiamati ad un confronto con noi stessi molto crudo. Cadono tutte le storie che ci siamo raccontati, tutte le giustificazioni, i 'ma', i 'se', i 'però' con cui abbiamo fatto continui compromessi.
Tutti noi avevamo una chiamata dalla nostra Anima ad esprimere noi stessi, fino in fondo, e ci siamo riusciti solo in parte. Abbiamo fatto compromessi lungo la strada per ricevere amore e approvazione, abbiamo avuto paura di seguire questo richiamo, siamo stati presi da sensi di colpa e ci siamo puniti. Ognuno ha il suo. Sta di fatto che l'Anima ha aspettato pazientemente mandandoci continui messaggi che non abbiamo ascoltato o abbiamo interpretato in modo sbagliato, come quando una persona amata ci ha lasciato, o quando abbiamo perso un lavoro. Erano sempre la stessa chiamata, la stessa Anima che ci diceva che quella realtà non era più per noi e che era tempo di trovare la nostra unica e originale Via, ma non l'abbiamo ascoltata.
E così ora ci troviamo di fronte ad un ultima possibilità, perchè qui è in gioco la vita stessa. O seguiamo l'Anima e la sua chiamata, o la vita si ferma. E' molto crudo metterla così, ma sinceramente non è più tempo per addolcirsela.

Questa è una chiamata alla Libertà, all'essere se stessi fino in fondo. Non ha nulla che fare con l'egoismo come pensa la mente; è esprimere se stessi, vivere quella vita che siamo stati destinati ad essere fin dal nostro concepimento e forse anche prima.
Questa vita l'abbiamo persa lungo la strada perchè avevamo troppa paura di essere noi stessi; avevamo ancora troppo bisogno di amore e approvazione genitoriale; portavamo ancora pesi e carichi di altri. Sta di fatto che ci siamo messi via, giorno dopo giorno, nel silenzio più totale e zittendo continuamente quella parte di noi più vera che non voleva accettare e che ce l'ha mostrato in mille modi.

Siamo condannati? No. La possibilità c'è sempre finchè c'è vita in noi. I miracoli esistono, ma non sono gratis. Ora il prezzo è più alto perchè l'inganno che ci siamo creati copre forse tutta la nostra vita. L'immagine di noi che abbiamo via via costruito e venduto al mondo non è facile ora da smantellare. L'ego non vuole perdere le proprie sicurezze, anche se false.

Serve davvero molta onesta con se stessi. C'è una chiamata profonda dentro di noi che è ancora viva e pulsante. Siamo noi che ci siamo addormentati, che siamo diventati sordi, ed è per questo che ora la vita ci sta scuotendo nel modo più brutale.

Dico a quella mia amica: prendi in mano la tua femminilità ed esprimila fino in fondo. Segui l'Amore del tuo cuore incurante di cosa dirà il mondo.
Dico al mio amico: riprendi quei talenti che hai messo via per far comodo agli altri, ed esprimili fino all'ultimo giorno che la tua malattia ti darà.
Dico a me stesso: segui il tuo Cuore. Lascia andare quell'immagine di bravo figlio che è l'orgoglio del tuoi genitori e vivi la tua vita. Esprimi quello che hai dentro e che hai sempre sentito pulsare nei momenti di crisi e di vuoto.

Siamo tutti di fronte ad un Mistero che ci abita e che ha preso forma per riconoscere se stesso. Non c'è colpa né errore se mi ritrovo ora a fare i conti con me stesso. Ciò che conta è che sappia farli fino in fondo.

17 agosto 2019

Il passato che non passa.


Già, il passato che non passa. Ci portiamo dietro un sacco di pensieri, ricordi, emozioni, giudizi, recriminazioni di un passato che è ancora qui, non è passato.

Facciamo il viaggio della vita con troppi bagagli. Quando si parte per un paese caldo si lasciano a casa i vestiti pesanti, ma così non è per la vita. Ci portiamo dietro un sacco di roba che in questo momento presente non ci serve; abiti carichi di ricordi di momenti felici o dolorosi, abiti che teniamo con quel senso di ‘lo tengo perché potrebbe tornarmi utile’, come i vestiti del matrimonio. 
Sono indubbiamente serviti nel loro tempo, ma ora non servono eppure continuiamo a portarli con noi, sotto forma di nostalgia, di ‘ah, quanto era bello’, ‘vorrei che le cose fossero andate diversamente’, ‘vorrei un’altra possibilità’, dialoghi infiniti con persone che non ci sono più – ‘quanto vorrei fossi qui con me’, ‘mi manchi’, ‘ho sbagliato’… e così il dolore o il piacere si trasformano in sofferenza infinita perché portiamo tutto con noi. Il passato non passa.

Eppure, occorre viaggiare leggeri per vivere davvero la vita. Serve solo ciò che è necessario nel momento presente. Anche chi pensa al futuro e si prepara ciò che potrebbe servire, porta peso inutile, perché non puoi sapere come andrà la vita neanche tra un minuto. Occorre viaggiare leggeri se si vuole stare nel momento presente. Non serve molto, forse addirittura nulla, perchè nel qui ed ora c'è solo il nostro essere.


E così ieri sera mi sono seduto davanti ad un meraviglioso fuoco e ho scelto che era tempo di lasciar andare tutti gli abiti che non servono più ora per il mio viaggio, tutto ciò che conservavo con cura del mio passato che non passava.
Ho donato al fuoco una rosa meravigliosa, colmo di gratitudine per aver vissuto la vita così intensamente, per aver amato ed essere amato in modo stupendo, per tutti coloro che ho incontrato e con cui ho fatto un pezzo del mio e del loro viaggio insieme.
Donandola, ho sentito il mio cuore spezzato che batteva forte, e ho lasciato anche il desiderio che potesse un giorno guarire completamente e tornare quello che era, un cuore intero che può amare totalmente. 
Questo sono oggi, un uomo che ama proprio da quel cuore spezzato, e c’è una straordinaria bellezza in questo.


01 agosto 2019

Il vero Perdono

Il vero perdono è di me stesso, non degli altri.
Sono io che mi sono abbandonato laggiù, quando la sofferenza era troppa.
Ho abbandonato quel bambino ferito, l'ho tradito, l'ho dimenticato e sepolto sotto storie e storie di come gli altri e la vita siano stati cattivi verso di me.
E poi per tutta la vita ho cercato di rincontrarlo, attraverso tutti gli eventi drammatici e dolorosi che ho vissuto. Ogni volta, dietro a chi mi feriva, mi tradiva, mi abbandonava, c'era me stesso, e quell'incontro che non avveniva, perchè il dolore era troppo e fuggivo incolpando l'esterno.

E poi un giorno, all'improvviso, mi sento prendere dalla commozione e piango, piango lacrime intense, antiche, e mi rendo conto che non sono io che piango, ma quel bambino ferito e abbandonato a se stesso. Sono io bambino che piango. E finalmente questo incontro a lungo atteso avviene. Abbraccio questo me, lo accarezzo, lo cullo, e lo porto nel mio cuore. Piangiamo insieme e insieme ritorniamo ad amarci. 
Mi amo come non mi sono mai amato, e improvvisamente tutto va a posto. Non ho più rabbia né risentimento verso chi mi ha ferito. Lo vedo con amore e lo accolgo nella mia sofferenza che è anche la sua. Per anni ho portato questa croce da solo e ora all'improvviso cade per terra.

Ora non sono più nemico di me stesso. Ho deposto le armi e mi lascio andare ad un profondo abbraccio a lungo atteso.

30 luglio 2019

Tutto ha il permesso di essere.

Chiudo gli occhi. Respiro.
Ascolto l’aria che entra e che esce.
Rimango presente a tutto ciò che accade: rumori, sensazioni fisiche, pensieri, suoni…
Lascio che il momento presente sia come è. Non intervengo, non modifico, non giudico, non ho preferenze.
Semplicemente accolgo l’esperienza presente così come è. Lascio che sia.

In questa apertura, tutto ha il permesso di essere così come è. Non ho preferenze, desideri o resistenze.
Ogni cosa qui può essere per ciò che è.
Anche le cose che solitamente sono spiacevoli, fastidiose, indesiderate… ora hanno lo stesso permesso di essere di quelle piacevoli e volute.
Tutto qui ha ora lo stesso valore, e viene accolto allo stesso modo.

E mentre tutto questo accade, mi sento sollevato da un enorme peso, una grandissima responsabilità. Non devo più intervenire sul momento presente. Non devo più cercare di far andare l’esperienza presente come vorrei. Lasciando che sia come è, mi ritrovo in uno spazio di Silenzio, di Apertura, di Presenza.
Tutto accade in questo spazio. È come essere seduti su una panchina e osservare lo svolgersi del mercato sulla piazza cittadina. Tutto si muove, fa il suo corso, ed io osservo senza esserne più coinvolto.
C’è solo osservazione, solo apertura. Realizzo ciò che sono, proprio nel momento in cui permetto a tutto di essere.

Ho sempre resistito e forzato l’esperienza presente nella convinzione che solo così avrei avuto lo spazio per essere me stesso, e ora realizzo che è proprio lasciando che tutto sia come è che mi ritrovo in me stesso, in ciò che sono veramente, un’Apertura in cui tutto ha il permesso di manifestarsi, di essere così come è.
E questa apertura è senza sforzo. Lo sforzo è nel tentare di far andare il momento presente come vorrei. Qui invece non c'è sforzo, è tutto pienamente naturale. Appena lascio che sia, mi ritrovo in me e non devo far nulla per essere.